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In occasione delle celebrazioni per il 500° anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci,

l'Associazione Culturale “A.Canova '91”, in collaborazione con il Sangemini Palace Hotel 5*- con il Patrocinio del Comune di San Gemini- organizza la Mostra Multimediale “Canova e il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci” .
Sarà in Mostra il Codice Atlantico (copia anastatica) edito dalla Casa editrice Ars Illuminandi. Il Codex Atlanticus è la più ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci, ed è conservato presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Come tante altre opere d’arte e scientifiche, fu oggetto delle spoliazioni napoleoniche e fu riportato in Italia dallo scultore Antonio Canova, in qualità di Sovrintendente generale del patrimonio archeologico e artistico dello Stato Pontificio.
Saranno a disposizione gli Oculus che danno la possibilità di immergersi nella vita di Leonardo tramite la realtà virtuale; gli ologrammi,tecniche di visualizzazione che permettono di percepire la terza dimensione di disegni e sculture.
Nella Mostra vi saranno anche filmati, immagini che permettono una conoscenza approfondita di Leonardo da Vinci.
All'interno del Sangemini Palace Hotel 5* , in Via Casventino, 50/52, sarà possibile vedere un'altra parte della Mostra. 

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La Mostra multimediale è dedicata ad Antonio Canova che di San Gemini fu cittadino e che della difesa del patrimonio artistico e culturale fu grande difensore. L’ artista riportò in patria le tantissime opere d’Arte trafugate e trasportate in Francia da Napoleone, dopo laCampagna d'Italia del 1796, e con il trattato di Tolentino del 22 gennaio 1797.La Mostra si esprime attraverso una pluralità di linguaggi che dà vita a un percorso di narrazione che spazia dal particolare all'universale, coniugando in tal modo tecnologia ed arte.

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* Opere di Antonio Canova

Nella Mostra saranno in esposizione alcune opere dell’artista di Possagno per dare al pubblico la possibilità di conoscere  la bellezza. Nella Sala Multimediale di S. Maria Maddalena, le opere di Canova che sono state date  date in prestito dalla Fondazione Antonio Canova di Possagno  sono :
Autoritratto  dell’artista 1811-1812, gesso; busto Papa Pio VII, gesso;  Giovan Battista Sartori Canova, 1800,gesso;Napoleone Bonaparte, gesso; Paolina Borghese Bonaparte, gesso; busto Italia piangente per il Monumento funerario di Vittorio Alfieri; la Temperanza 1787, marmo e gesso; Elena, gesso; Paride, gesso; due teste ideali ad evidenziare il legame dell’artista con il mondo antico, con la Grecia alcune tempere: ( la Fondazione ha deciso di dare in prestito:La filosofia e Socrate; Due ninfe che vezzeggiano Bacco; Tersicore ed Euterpe). Sarà in esposizione il dipinto Venere e Amore. 
Tra le opere recuperate da Canova resterà in esposizione  la trascrizione e riedizione straordinaria (1119 fogli) del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, edito dalla Casa edita da 
 ARS ILLUMINANDI DI  Perugia. Non mancherà un’adeguata documentazione delle opere esposte e i documenti relativi alla presenza dell’artista in Umbria, a San Gemini. 

 

 

 

 

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Nel 1757 nasce a Possagno, in provincia di Treviso, Antonio Canova. Dopo pochi anni muore suo padre Pietro e la madre Angela Zardo si risposa con Francesco Sartori, di Crespano, padre di quell'abate Giovan Battista Sartori, fratello uterino di Canova, che tanta importanza ebbe nella vita dell'artista. 

L'abate Sartori seguirà, infatti, il fratello nella sua permanenza romana, nei viaggi a Parigi e con lui abiterà a San Gemini, nella residenza estiva, Palazzo Canova. 

La famiglia Canova, come testimoniano i documenti dell'Archivio comunale, e quelli dell'archivio parrocchiale, amministrerà direttamente le case e le terre acquistate dalla famiglia Terzi fino alla morte dello stesso artista. 

Dopo la sua morte sarà proprio quell'abate Sartori, erede del celebre fratello, a curare le "possessioni di San Gemini". 

Negli anni della riscoperta dei valori dell'antichità classica, dell'ispirazione al "bello ideale" greco, Canova ne fu l'interprete più autentico e venerato dagli artisti a lui contemporanei. Il grande poeta Ugo Foscolo dedica il Carme delle Grazie a Canova e nel primo inno a Venere, in cui sono narrate la nascita delle Grazie e l'origine della civiltà umana in Grecia, invoca lo stesso Canova: "darai spirto alle Grazie ch'or di tua man sorgon dal marmo". 

In una lettera del 1819 diretta a Giacomo Antinori presidente dell'Accademia di Belle Arti di Perugia, Canova, che già nel giugno del 1817 aveva promesso un gesso a Carlo Labruzzi, Direttore dell'Accademia, poi deceduto, si mostra titubante sul gesso da donare: le Grazie o la Najade giacente. Il grande scultore decise poi di donare all'Accademia di Belle Arti di Perugia, insieme ad altri gessi, le Grazie e le consegnò a Roma al professore di architettura e prospettiva Giovanni Manotti. 

Il neoclassicismo di Canova si esprime in maniera veramente personale in tutta la sua opera. Più che un ideale stilistico sembra essere un ideale di vita: la necessità di armonia, la pacificazione dei contrasti, il do- minio della materia, la difesa dei beni artistici. Accetta per realizzare quell'ideale, a volte suo malgrado, di assumere incarichi ed impegni che poi assolve con piglio moderno ed anticipatore: nel 1810 principe dell'Accademia di San Luca in Roma; tra il 1809 e il 1821 ispettore delle Belle Arti insieme a Martinelli e Marini. 

Questo suo ruolo che spesso lo porta lontano dal lavoro, dalla sua grande ispirazione artistica, lo obbliga attivamente a stabilire rapporti molteplici, a cavallo di due epoche che vivono il grande scontro tra impero napoleonico e restaurazione, giacobinismo e reazione, con intellettuali, clero e feudalità laica in varie parti d'Europa. 

Di grande interesse è stata, per noi, la scoperta, partendo dalla realtà materiale che è la presenza di Canova a San Gemini (prima, città ducale e poi, con l'occupazione napoleonica nel 1798, parte della Repubblica romana che comprendeva il Lazio, l'Umbria e le Marche; l'annessione al regno italico avvenne nel 1808-1809) dell'esistenza di forti legami tra l'artista di Possagno e l'Umbria. L'artista è amico di umbri illustri che ricoprono cariche e svolgono ruoli di primo piano nell'attività pubblica italiana, tiene una fitta corrispondenza con uomini di cultura insigni come lo spoletino Pietro Fontana. Quest'ultimo fu Segretario della Prefettura di Spoleto nel 1812 e poi Presidente dell'Accademia scientifica e letteraria degli Ottusi in Spoleto. 

Collabora con un altro spoletino illustre, A. Vici, nel 1815, Presidente dell'Accademia di S. Luca in Roma, al progetto di riportare in patria, dopo la sconfitta dell'Impero di Napoleone nel 1814 e il ritorno dei sovrani "restaurati" (il Papa Pio VII ritorna sul trono dello Stato Pontificio), le opere d'arte sottratte dai francesi alla Chiesa, alle Accademie ed ai Palazzi italiani. 

Onori, ricchezze, possedimenti, amicizie con uomini di potere, titoli (nominato da Papa Pio VII nel 1801, cavaliere per meriti artistici e marchese di Ischia di Castro nel 1816 per il recupero, all'estero, dell'immenso patrimonio d'arte), non modificano il carattere schivo, l'impegno artistico e culturale sincero di Canova. L'artista certamente è stato assimilato, at- traverso fatti istituzionali, ad un ruolo diverso; è sì, negli anni in cui vive ed agisce, artista leader, d'altra parte è riuscitq a mantenere la propria autonomia artistica e la propria libertà individuale. Devolve le ricchezze che gli vengono destinate agli artisti bisognosi, ai giovani; si preoccupa di tenere alta la qualità degli studi di scultura; mantiene contatti con gli uomini di potere avendo sempre come obiettivo non i propri benefici ma l'ideale dell'arte e della bellezza. Rifugge, schivo, celebrazioni e idoleggia- menti, respinge servilismi che non erano inconsueti tra la feudalità. 

Rare sono state le occasioni in cui la gente ed i potenti potevano festeggiarlo e l'epistolario mette in luce questo suo comportamento. 

Convegno del 12 dicembre 2015

Convegno del 12 dicembre 2015 - palazzocanova

Antonio Canova fu incaricato da Pio VII  di riportare a Roma il patrimonio artistico trafugato da Napoleone, le opere prelevate dai francesi quasi venti anni in seguito all’armistizio di Cherasco e il Trattato di Tolentino. Tra il 27 e 28 luglio 1798, molte opere entrarono a Parigi.
 Il furto d’arte a cui le guerre di tutte le epoche della Storia hanno esposto i paesi europei, divenne con Napoleone sistematico. Se seguiamo lo svolgersi dei saccheggi d’Arte in varie parti d’Europa, possiamo comprendere quanto questi avessero fortuna grazie all’incapacità  e al timore  di molti principi di finire loro stessi nelle mani dei francesi. Altri principi,soprattutto in Germania, prima di fuggire riuscirono ad imballare e a nascondere  centinaia di casse  di opere d’Arte, malaguratamente per il collezionista Denon, uno dei più fedeli di Napoleone nella missione dei furti  di opere d’arte. Insomma un clima di guerra che si trasferiva dai campi di battaglia  alle Chiese, ai Musei, come testimonia spesso Canova.   Le opere che l’artista riuscì a ritrovare dopo difficili ed estenuanti contatti con autorità e Stati partirono da Parigi  nell’ottobre del 1815, altre ritornarono nel 1816.

Alcune furono restituite ai proprietari legittimi, altre andarono ai Musei Vaticani, altre restarono, con grande rammarico di Canova in Francia. 

A 200 anni da quella data per dare inizio alle Celebrazioni canoviane  si è svolto il 12 dicembre del 2015 presso l’ex Convento della Maddalena, oggi Auditorium di San Gemini, un Convegno che con una serie di approfondimenti ha voluto ricordare l’impegno dell’artista per il recupero di molte opere trafugate dai francesi e la difesa del patrimonio culturale e artistico italiano. Nello stesso ambito sono state comunicate al folto pubblico, alle Scuole presenti, le iniziative culturali  che proseguiranno per buona parte del 2016. L’evento più importante del  2016 sarà  una Mostra di opere di Antonio Canova, per la prima volta a Sangemini. Nella Mostra che si inaugurerà il 19 marzo del 2016 ci sarà la presentazione del Catalogo che conterrà, insieme alle opere presenti in Mostra, una parte cospicua del patrimonio artistico portato via dall’Umbria, nel dipartimento del Trasimeno. Sarà l’occasione per riflettere su quegli anni, come sui nostri, in cui l’Arte e la sua difesa non godono di”buona salute”.
Nel corso della Mostra sarà visibile un DVD in cui potremo ammirare oltre la bellezza della Gipsoteca e le opere di Antonio Canova, alcune immagini ad alta definizione delle opere da lui salvate. Si tratta di quadri prelevati da monasteri e chiese dell’Umbria e alcuni capolavori sottratti ai Musei Vaticani.
Le relazioni  presentate nel Convegno hanno approfondito alcuni temi di grande rilievo come il tema del furto d’Arte dei francesi, soprattutto nel Dipartimento del Trasimeno. La Prof.Cristina Galassi, già autrice di un’importante monografia sul tema, ha presentato molte immagini relative alle opere più importanti derubate e poi recuperate a Parigi da Canova; il Prof. Mario Guderzo , Direttore del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno ha approfondito il ruolo che Canova aveva assunto in Italia e in Europa come difensore istituzionale del patrimonio artistico e i riconoscimenti che molti uomini di cultura italiani e stranieri gli rivolsero; la Prof.ssa Luciana Iannaco ha sottolineato il ruolo che la cultura classica, la conoscenza dei testi antichi e moderni ebbero nella formazione artistica di Canova; il Prof. Nikos Vakalis, con una relazione  sulle
Opere d’arte “on the road”… ci ha messo di fronte ad un grande problema quello della conservazione preventiva e potenziali rischi nella movimentazione dei manufatti artistici, mostrandoci alcune immagini che (se vuoi puoi inserire qualche immagine che è allegata nella mail di Nikos) ci ha provocato una forte impressione.
La Dott.ssa Giovanna Greco, studiosa di testi antichi, ha messo in luce i rapporti tra Canova e quanti nell’ambito dello Stato Pontificio l’apprezzassero non solo per l’alto livello artistico raggiunto, veniva chiamato nel suo tempo”divino”, per l’impegno profuso nella difesa e valorizzazione del patrimonio artistico con una grande capacità di pensare anche alle leggi di tutela di esso

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