La nostra è una associazione che si occupa di studi e ricerche e vantiamo una lunga serie di riconoscimenti e attestati di stima a livello regionale e nazionale
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Tutti i nostri soci sono molto attivi nel continuo sviluppo di nuove iniziative riguardanti l'artista di Possagno e pianificano e promuovono cicli di lezioni, seminari,
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Soltanto dagli anni ’90, nonostante l’esistenza di un viale Canova e soprattutto il “Palazzo Canova” terminato nel 1697 , sono iniziati gli studi e le ricerche sulla presenza dell’artista a San Gemini.
La consuetudine al lavoro storico e storiografico ha indirizzato subito il percorso di ricerca a partire da quella che la prestigiosa Scuola delle Annales ha definito storia materiale. Quest’ultima ,certo, non assorbe, né può restituire la complessità di una questione storica e tantomeno storiografica, piuttosto è una vera e propria fenomenologia con cui dobbiamo fare i conti, in una ricerca, quando ci avventuriamo sulle tracce degli uomini. Marc Bloch, con una suggestiva e pregnante espressione assimilava il lavoro dello storico all’insaziabile libido dell’orco che fiuta l’odore degli umani per conoscerli .
Il Palazzo, le terre, gli oggetti , che , loro malgrado , si sono salvati dalla furia della guerra e dalla sciagurata presenza dei nazisti a San Gemini, stanno a testimoniare la presenza di Antonio Canova.
Nel 1816 il papa Pio VII ,tornato sul trono dello Stato Pontificio nel 1814 dopo la sconfitta di Napoleone, nomina Antonio Canova marchese di Ischia di Castro, per meriti artistici e per il recupero dell’enorme patrimonio di opere (più di mille ) riportate in patria .
Una mappa originale (proprietà privata), con la descrizione dei terreni e le relative colture, porta il segno della donazione fatta dal papa all’artista: quelle terre della mappa coincidono con la tenuta di Valle Antica.
L’artista da tempo , come testimoniano le lettere del 1807 al cavaliere Pietro Fontana di Spoleto, la corrispondenza con Andrea Vici, Presidente dell’Accademia di San Luca, con Carlo Labruzzi Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Perugia, a cui successe Giacomo Antinori , ha un intenso rapporto con l’intellettualità e gli artisti umbri.
Lo scultore di Possagno, tramite il fratellastro Abate Sartori Canova, che era il suo amministratore , acquista il Palazzo prospiciente il Viale e la piazza S. Francesco.
Una puntuale documentazione del Catasto Gregoriano indica la proprietà di Antonio Canova e le successive vendite fino ai nostri anni.
Nel testamento nuncupativo fatto dal Canova a Venezia ,il 12 ottobre del 1822, la “possessione di San Gemini” (il Palazzo e Valle Antica), come già nelle disposizioni testamentarie di Roma, veniva data in usufrutto all’abate Giovanni Sartori Canova e al nipote Domenico Manera.
L’usufrutto poteva trasformarsi in vendita solo nel caso in cui fosse stata necessaria alla costruzione del Tempio di Possagno.
Dopo alcuni anni dalla morte di Antonio Canova, avvenuta il 14 ottobre del 1822, il fratellastro Sartori Canova, nel 1834, vende il Palazzo e Valle Antica ai Padri Cistercensi di S.Benedetto alle Terme di Roma.
Nel 1936 i Cistercensi venderanno a Severino Medici, la tenuta di Valle Antica e , nel 1938, il Palazzo.
Dopo l’8 settembre del 1943 le truppe tedesche, in ritirata dal Sud verso il centro Italia, laddove non compirono stragi , anche per la debole resistenza delle popolazioni, occuparono, case, palazzi, proprietà terriere.
Negli ultimi mesi del 1943 le truppe tedesche giunsero a San Gemini, si stanziarono nell’Hotel Duomo e nel Palazzo Canova. Occuparono per approvvigionarsi di cibo e come deposito per le armi Valle Antica, una proprietà di circa 300 h , in quegli anni molto florida grazie a Severino Medici che aveva fatto piantare vigneti che producevano ottimo vino , in cui si produceva olio, venivano allevati 200 capi di bestiame bovino e veniva raccolta una grande quantità di grano.
Il Palazzo non subì devastazioni , né a memoria dei suoi proprietari, furono asportate, prima che il Comando tedesco lo abbandonasse, alla fine del ’44, alcunché di significativo. Lo sta a testimoniare il ritrovamento, nell’area della parte di casa abitata da Giorgio Medici, della mappa dei terreni di Valle Antica che appartenne ad Antonio Canova.
A Valle Antica le cose andarono in maniera diversa.
Alla fine del 1944, i tedeschi in ritirata , per l’arrivo delle truppe alleate, prima di abbandonare Valle Antica , fecero saltare la costruzione centrale con bombe e fuoco che devastò quanto in essa contenuto.
Severino Medici rientrato,dopo la fuga dei tedeschi dall’Umbria, nel suo Palazzo e a Valle Antica, iniziò la ricostruzione di quanto era stato distrutto e terminò i lavori nel 1952.